Fiducia

Eviterò di girarci intorno: senza la fiducia non si va da nessuna parte.

Alla base di una relazione proficua tra studente e insegnante dev’esserci infatti la fiducia, elemento che va oltre il semplice “mi piace” o “ non mi piace” dettati dall’emotività.

Perché un alunno possa imparare in maniera attiva deve affidarsi al docente, accettando che questi lo porti a scoprire nuovi argomenti e modi di pensare.

Facile a dirsi ma difficile a farsi.

Quante volte ti è capitato di non riuscire in una materia perché la professoressa proprio non ti andava giù? Io fortunatamente posso contarle sulle dita di una mano ma cavoli se hanno inciso sulla mia formazione! Credo che dietro l’antipatia che provavo in realtà si nascondesse proprio il timore di mettersi nelle mani di qualcuno che, a torto o a ragione, non ritenevo valido o adatto a me.

Per questo motivo, cerco sempre di far capire ai miei alunni – che abbiano 15 anni o 50 – che il compito di un insegnante è quello di aiutarli a crescere e non di ostacolarli. Pur mantenendo uno stile coerente di insegnamento, lo adatto alle esigenze di chi mi trovo davanti: posso essere più severa con qualcuno di competitivo e più dolce con chi ha bisogno invece di un punto di riferimento.

Capire la personalità di un alunno e studiare le sue reazioni alle proposte è un processo di conoscenza lungo e faticoso ma credo sia anche l’aspetto più bello del lavoro di insegnante.

Inoltre, penso che sia indispensabile mantenersi informati e preparati nel proprio campo di applicazione per meritarsi la fiducia delle persone a cui si vuole insegnare.

Un altro aspetto di cui forse si parla troppo poco riguarda la fiducia dell’insegnante nei confronti degli studenti. Sarebbe bello che, in quanto tale, un docente nutrisse una sconfinata, onnipresente stima verso le capacità di apprendimento e di adattamento dei propri alunni. Devo ammettere che non è sempre così. A volte capita di pensare “Se non cambia atteggiamento, Tizio non imparerà mai nulla” oppure “Caio è l’unico a non aver capito niente della lezione; cosa posso fare con lui?”. L’importante è che si tratti di pensieri passeggeri, che non influiscono in maniera significativa sul rapporto alunno-docente.

Infine, un altro aspetto della fiducia strettamente interdipendente dal precedente riguarda la fiducia che gli alunni hanno in se stessi.

Nella mia esperienza quotidiana ho a che fare con decine di ragazzi che appena incontrano una difficoltà smettono di svolgere un esercizio per timore di non riuscire a completarlo o perché hanno paura del giudizio dei compagni.

Certo, essere messi di fronte ai propri limiti spaventa, ma non dimentichiamo che l’educazione serve a superare questi limiti. Fondamentale perciò è non giudicare gli sbagli ma sottolineare i risultati positivi in modo che, in un circolo virtuoso, un compito portato a termine crei fiducia nelle proprie capacità e, a sua volta, questa spinga a completare altri esercizi.

Se hai voglia di raccontarmi di un episodio di fiducia che ti ha aiutato nel tuo percorso di apprendimento o se vuoi approfondire con me questa tematica, scrivimi all’indirizzo info@tramedi.it e sarò felice di risponderti!

P.s. sei capitato su questa pagina e vorresti rileggere le prime due lezioni? Eccole: numero 1, numero 2.