Martedì 23 febbraio si è tenuta online la presentazione del XXVI Rapporto ISMU sulle migrazioni 2020; in attesa di leggere il rapporto per intero, condivido alcune riflessioni a riguardo.

Per chi non lo conoscesse, l’ISMU è una fondazione che da 30 anni si occupa di studiare i fenomeni migratori in Italia e promuovere la condivisione di buone pratiche in ambito interculturale. L’acronimo sta per Iniziative e studi sulla multietnicità.

Il suo rapporto annuale, insieme a quello di Fondazione Migrantes e Caritas Italiana, rappresenta ad oggi il documento più esaustivo e aggiornato sul tema e, come ricordato nel corso della presentazione stessa, è utilizzato come strumento di consultazione anche dagli organismi europei.

Una cultura delle migrazioni

In primo luogo mi hanno colpito le parole della presidentessa di ISMU, Marinella Enoc:

Ho sempre sostenuto l’importanza di creare una cultura attorno al tema delle migrazioni per creare azioni che servono, che siano efficaci

Una cultura del tema delle migrazioni per azioni efficaci. Credo che questa frase possa riassumere l’intera storia di ISMU e la direzione verso la quale i decisori politici dovrebbero orientarsi per affrontare il tema della multiculturalità, sia in Italia che in Europa.

E la scelta della parola cultura non è casuale: implica una conoscenza ampia e approfondita del fenomeno, che affianchi alla ricerca sul campo un’analisi attenta dei dati ma non faccia del solo rigore scientifico il suo metro di giudizio. Se le reazioni puramente di pancia possono essere controproducenti, è necessario però ricordare che i soggetti coinvolti sono figli, madri e padri con un vissuto alle spalle, un bagaglio di emozioni dentro e molte aspettative di fronte.

E soprattutto, avere sempre presente che i migranti sono soggetti, non solo oggetti di studio, e il loro coinvolgimento diretto è imprescindibile per la creazione di azioni che siano realmente efficaci.

Dal futuro non si scappa

Il secondo punto su cui vorrei soffermarmi riguarda l’intervento di Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo, uno dei partner di ISMU. Egli ha parlato di “lungimiranza nell’affrontare il futuro”, sottolineando un aspetto importante della realtà in cui viviamo.

Per essere pronti a confrontarci con le sfide che il mondo globalizzato pone, dobbiamo cercare di giocare d’anticipo e non farci cogliere impreparati. E dal punto di vista delle conoscenze in ambito migratorio siamo già indietro anni luce, non avendo ancora compreso appieno la portata di un fenomeno che esiste da quando esiste l’uomo.

Appare evidente perciò quanto ci sia l’urgenza di capire come, dove, quando e perché si instaurino certe dinamiche e si ripresentino determinati schemi per agire in un’ottica preventiva e non palliativa o, peggio, emergenziale.

La diversità spaventa

Un altro aspetto significativo è emerso dalla ricerca condotta sul tema dell’atteggiamento degli italiani nei confronti dell’immigrazione. Dopo aver elencato una serie di statistiche non proprio incoraggianti, il relatore nonché responsabile del Settore minori, famiglie e religione di ISMU, il professor Giulio Valtolina ne ha riassunto così i risultati:

Gli italiani sono contrari all’immigrazione e favorevoli ai singoli migranti.

Frase che di per sé racchiude una contraddizione in termini ma che offre anche uno spunto di riflessione importantissimo: l’italiano medio è spaventato dall’idea dell’immigrazione ma disposto a superare la propria paura nel momento in cui conosce personalmente qualcuno che proviene da un altro paese.

Questo significa che molto spesso abbiamo paura di qualcosa, e quindi lo rifiutiamo, semplicemente perché ci siamo fatti un’idea che non corrisponde alla realtà. Per superare questa idea distorta sono fondamentali la conoscenza e la relazione con l’altro, strumenti cardine dell’intercultura.

Oltre a ciò, è indispensabile che a livello italiano e europeo vengano adottate delle politiche che agevolino l’incontro e la condivisione per fare ciò che ci ricorda il professor Vincenzo Cesareo, Segretario Generale di Fondazione ISMU:

Promuovere un’integrazione che non si limiti ai migranti ma si estenda all’intera popolazione europea per proseguire nel faticoso ma indispensabile cammino di costruzione dell’Unione. Nella geopolitica mondiale diventa sempre più necessaria l’esistenza di un’Europa unita e forte non solo sotto il profilo economico e finanziario ma anche culturale e politico per promuovere e assicurare all’interno ma anche all’esterno dei confini il rispetto dei diritti umani e l’inviolabile valore della libertà.

Se pensi che questo post possa essere utile a qualcuno che, come te, si interessa alle migrazioni condividilo pure!

Se invece vorresti iniziare a fare qualcosa in più per promuovere il cammino di integrazione di cui parlavo sopra, puoi vedere qui in che modo posso aiutarti a compiere i primi passi oppure puoi scrivermi per trovare insieme il percorso da fare.